L’arte africana contemporanea da Londra a Milano

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Cresciuti fino al 200% i prezzi degli artisti del continente e della diaspora. A Londra Kara Walker protagonista alla Tate, inaugurata la prima sede di Goodman Gallery e le proposte della fiera 1:54. Prossimamente la’sta di Sotheby’s mentre a Milano Lorenzelli Arte inaugura mostra di Serge Attukwei Clottey

Gli artisti emergenti da seguire. La galleria era anche presente a Frieze con uno stand che ogni giorno è stato cambiato per mettere in dialogo due artisti di diverse generazioni (prezzi da 10.000 a 450.000 euro). Lavori di nomi ben noti come William Kentridge, Yinka Shonibare CBE Sue Williamson sono stati esposti accanto a emergenti come Kapwani Kiwanga, classe 1978, nata in Canada e di base a Parigi, vincitrice di premi come il Sobey Art Award e il Frieze Artist Award 2018, che indaga fatti storici per rivelare il loro impatto sulla comunità (prezzi 5.500-180.000 euro), oppure Misheck Masamvu, classe 1980, pittore che commenta la situazione socio-politica dello Zimbabwe post-indipendenza (prezzi 9-60.000 dollari), o ancora Tabita Rezaire, classe 1989, della Guyana francese, che affronta la guarigione post-coloniale attraverso la tecnologia contemporanea (prezzi 4.500-60.000 dollari).

La fiera 1:54. Un’altra occasione per scoprire l’arte contemporanea africana è stata, sempre a Londra dal 3 al 6 ottobre, la fiera 1:54 , giunta alla settima edizione, con 45 gallerie che esponevano opere di 140 artisti africani a partire da 1.000 fino a 125.000 sterline per un’opera di Yinka Shonibare, di cui il gallerista James Cohan ha subito venduto, il primo giorno, opere da 16.000 e 85.000 dollari. Anche altri galleristi sono rimasti soddisfatti registrando il tutto esaurito, per esempio Smith di Città del Capo, mentre Vigo Gallery di Londra ha venduto per 56 piccoli disegni di Ibrahim El-Salahi che l’artista novantenne realizza come antidoto contro il suo mal di schiena, oltre a diverse sue tele. La fiera, visitata da 18.000 persone, è certamente un luogo di scoperta di una scena poco nota e di nomi nuovi, anche se rimane molto caratterizzata da un’estetica prevalente – legata all’uso di materiali di recupero, al tessuto, così come al ritratto fotografico -, che la rende piuttosto simile di edizione in edizione.
“Da quando abbiamo iniziato la fiera abbiamo visto un’enorme crescita dell’interesse per l’arte africana da parte di musei e privati” ha dichiarato ad Arteconomy24 Touria El Glaoui, fondatrice e direttrice della fiera. “Gli artisti hanno maggiore visibilità a livello istituzionale e ciò si riflette sui loro prezzi che in alcuni casi sono cresciuti del 200%. C’è da dire, però, che partivano da livelli molto bassi, per cui si è trattato di un aggiustamento del mercato su valori corretti. Non è stata una crescita improvvisa, ma meritata”. Alcuni esempi in questo senso sono JP Mika dal Congo, famoso per i suoi ritratti su sfondi colorati e floreali, o Moffat Takadiwa dallo Zimbabwe, che usa materiali di scarto come le tastiere dei computer (in Italia lo ha esposto Primo Marella due anni fa). “Non solo. Oltre che in fiera, anche sul mercato secondario sono stati confermati i nuovi valori – aggiunge Touria El Glaoui -, ulteriore riconoscimento del significato di questi artisti”. Altri nomi ora in crescita che la direttrice della fiera suggerisce sono Louisa Marajo (dalla Martinique, alcuni suoi piccoli dipinti astratti sono in vendita su Artsper a cifre tra 500 e 2.000 euro), Godfried Donkor (artista ghanese che vive a Londra che esplora la storia delle relazioni tra Africa e Europa) e Chourouk Hriech (marocchina, realizza disegni di luoghi surreali in bianco e nero).

I prossimi appuntamenti tra Londra e Milano. Ma gli appuntamenti con l’arte africana non sono finiti. Il prossimo evento, sempre a Londra, è l’asta di Sotheby’s del 15 ottobre dedicata all’arte moderna africana con un ritratto giovanile riscoperto del maestro nigeriano Ben Enwonwu, rimasto dal 1971 nelle mani della famiglia della donna rappresentata, l’amica dell’artista Christine (stima 100-150.000 sterline).
A Milano, invece, la galleria Lorenzelli Arte riapre la stagione espositiva con l’artista ghanese Serge Attukwei Clottey, giovane ma con una carriera avviata a livello internazionale, anche in musei e istituzioni. In mostra dal 12 ottobre al 31 dicembre ci saranno i suoi enormi arazzi, di cui uno monumentale di 15 metri sulla facciata del palazzo della galleria su Corso Buenos Aires (in modo simile a quanto ha fatto Ibrahim Mahama qualche mese fa in Porta Venezia, sempre a Milano), costituiti da tessere di plastica gialla unite fra loro da fili di rame, realizzati utilizzando le taniche gialle che l’artista, insieme al suo collettivo, ha raccolto per le strade e le spiagge di Accra. Questi contenitori, i “gallons”, furono portati dall’Europa durante l’era coloniale e costituiscono un immenso problema ecologico in Ghana, dove esistono poche iniziative per lo smaltimento e il riciclaggio. Conosciuti come galloni “Kufuor” – da John Kufuor, il secondo presidente della Quarta Repubblica del Ghana – queste taniche sono storicamente legate a gravi carenze idriche ad Accra (prezzi a partire da 8.000 fino a 40.000 euro per quelli monumentali). Anche nei prossimi mesi continueremo a vedere artisti africani esposti in Italia. Da Primo Marella è stata inaugurata a fine settembre la mostra in tre capitoli “Africa Universe”, che si svolgeranno sino a dicembre, con giovani artisti in ascesa quali Januario Jano Ifeoma U. Anyaeji. A Roma alla Fondazione Giuliani apre il 25 ottobre la mostra personale di Ibrahim Mahama, mentre a Brescia al MoCA ci sarà una collettiva sull’arte africana intitolata “Africa Now”, dal 15 novembre 2019 al 6 gennaio 2020.

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